Il MoCI, nell’ambito del progetto “Generiamo Una Nuova Italia”, ha avviato laboratori sulle tematiche relative all’accoglienza, integrazione e solidarietà internazionale, per raggiungere il goal R1A1. 

In questa fase progettuale sono stati attivati laboratori in collaborazione con 4 degli Istituti aderenti al progetto. In ciascuno di essi sono stati modulati gli interventi calibrandoli sul numero di alunni partecipanti. Ne è uscito un quadro eterogeneo di attività, strutturate appositamente per i ragazzi in base al loro percorso di studi e alla presenza nelle classi di stranieri ancora in fase di prima accoglienza, dove i volontari hanno cercato di far passare in modo semplice ma concreto il messaggio. 

All’IPSIA di Siderno, sono state proposte attività specifiche ai ragazzi delle sezioni 1 A e 1 C: in entrambe vi sono presenti ragazzi stranieri e dunque l’attività che aveva come obiettivo la realizzazione di una ricerca, che poi verrà proposta come un piccolo libro, sulla storia di personaggi di cronaca o storici che hanno lasciato un’impronta sul tema della solidarietà dell’integrazione o dell’accoglienza. Vista la presenza di ragazzi stranieri si è chiesto loro di raccontare la loro esperienza di accoglienza, tuttavia i ragazzi si sono mostrati molto restii a voler parlare del proprio vissuto e di eventuali discriminazioni subite in passato. Il laboratorio proposto ha diviso i partecipanti in due gruppi di tre persone. La prima fase del laboratorio è stata la scelta del personaggio da approfondire. Il primo gruppo ha deciso di raccontare la storia di “Jaya”, una giovane studentessa indiana che recentemente ha deciso di girare per le strade dell’Andhra Pradesh (regione indiana) coprendosi tutto il viso con del kajal nero. Lo scopo della giovane studentessa è stato quello di protestare simbolicamente contro dei casi di discriminazione razziale che si sono presentati in questa particolare regione dell’India, razzismi che hanno colpito soprattutto le minoranze Dalit (etnia caratterizzata da una carnagione molto più scura rispetto a quella della popolazione indiana media). Analizzando dunque il tema della solidarietà, è stato interessante notare come i ragazzi, in generale, si sono mostrati parecchio solidali nei confronti di Jaya e hanno mostrato grande curiosità riguardo alla situazione nell’Andhra Pradesh. Di conseguenza, hanno iniziato a porre parecchie domande al compagno proveniente dall’India, il quale ha avuto alcune difficoltà a spiegare bene le problematiche che affliggono quell’area, ha voluto infatti sottolineare come in India, i problemi legati alle caste sono presenti solo nelle grandi realtà urbane o in regioni molto limitate del continente indiano e che, su larga scala, il razzismo etnico legato alle guerre tra caste è ormai un fenomeno molto marginale. 

Il secondo gruppo ha scelto di focalizzarsi sul personaggio di Rosa Parks. Dopo la condivisione anche da parte di questo gruppo, i ragazzi hanno deciso di dare priorità alla grammatica e di soffermarsi in primis sui verbi che incontravano durante la lettura. Ci si è concentrati sul verbo “arrabbiare”, “insultare” o “discriminare” e dopo si è chiesto loro di suggerire 3 verbi che potessero essere da cura contro il razzismo. I ragazzi, dopo aver discusso tra loro ne hanno scelti 3 in particolare: amare, ridere e capire. Amare l’altro e ridere delle cose strane degli altri senza arrabbiarsi: solo così si può capire il prossimo. Si è visto che la scelta di questi tre verbi ha favorito un passaggio fondamentale concernente le dinamiche dialettiche del gruppo: l’approccio tecnico al testo è diventato un approccio più critico verso il contenuto stesso della storia. A quel punto, infatti, molti di loro si sono mostrati parecchio indignati quando hanno scoperto della discriminazione razziale che ha afflitto gli Stati Uniti dal 1600 fino alla fine di tutto il 1900. Molti di loro, spesso, hanno addirittura riso, convinti che si stesse scherzando o che l’articolo fosse il frutto dell’immaginazione dello scrittore. 

Come output finale è stato realizzato un ppt e un depliant che verranno proiettati nell’evento finale del progetto. 

Continuando con il punto su quanto realizzato nelle altre scuole, all’ITE Piria- Ferraris- Da Empoli, i volontari hanno lavorato con le classi prime AT e BT, e 3 AT e ET coinvolgendo ragazzi sia italiani che stranieri. Qui si è affrontato il tema dell’integrazione, il punto di partenza per questo istituto è stata la drammatizzazione della favola di cappuccetto rosso dal punto di vista del lupo. Da questa, si è passata ad un secondo momento che ha visto protagonista un acceso dibattito sul velo e dunque dell’integrazione, del rispetto reciproco. Da qui i ragazzi sono passati ad un terzo momento sempre vissuto in gruppi: la lettura della dichiarazione dei diritti sull’infanzia e sull’adolescenza. I nostri volontari hanno dunque, lavorato con i ragazzi con didattica laboratoriale anche qui, ma in base agli argomenti nati dalla discussione in questo caso si è deciso di approfondire l’aspetto giuridico, analizzando alcuni articoli della dichiarazione dei diritti sull’infanzia e sull’adolescenza. 

Sulla base del dibattito precedente, i ragazzi hanno scelto personalmente o a piccoli gruppi di analizzare un articolo e scriverlo rielaborandolo nelle varie lingue: italiano, arabo, inglese, francese, spagnolo. Per poi produrre come risultato Finale una raccolta di questi articoli, rilegati come un volumetto. 

Il MoCI ha incontrato anche i ragazzi delle classi 2 AE, 1 AG 1 AI dell’ ITI Panella Vallauri ed anche con loro, con l’aiuto dei docenti si è aperto un piccolo dibattito questa volta sull’accoglienza. Anche qui si segnala come i ragazzi stranieri presenti nelle classi, si sono dimostrati reticenti a raccontare episodi di vita vissuta ma la discussione, alimentata da notizie scelte tra quelle di attualità, ha toccato temi più generici e, dopo un primo momento didascalico e generale sull’accoglienza anche qui si è scelto di affrontare laboratorialmente un momento più pratico. I ragazzi sono stati divisi in piccoli gruppi e in base ai concetti e alle risultanti della discussione precedenti, è stato chiesto loro di cercare, scrivere e motivare alcune frasi. Qui riportiamo a scopo esemplificativo, alcune di queste frasi, raccolte e recitate nel momento conclusivo del progetto. 

Concludendo, sono stati presenti per sensibilizzare, acquisire testimonianze e darle a propria volta, anche presso le Classi dell’Istituto Boccioni – Fermi. Anche qui si è riscontrata la stessa resistenza delle altre scuole, specialmente nel raccontare la prima accoglienza che ha coinvolto in prima persona gli studenti. Anche qui vi è stata una fisiologica ritrosia nel raccontarsi, tuttavia il dialogo per sottolineare quanto influenzi le nostre vite e cosa sia oggi il razzismo questa volta ci ha regalato da parte di uno degli studenti una delle frasi più semplici, ma allo stesso tempo più profonde, che abbiamo ascoltato nella scuola, che è stato poi riportato sul cartellone frutto del lavoro finale fatto coi gli studenti: “ci sono persone brave e persone cattive in tutto il mondo”.